Si è conclusa da qualche giorno la fiera del mobile di Milano, che non è soltanto un’occasione per il commercio ma anche per la promozione del design italiano e straniero. La cultura dell’arredo peraltro -fortemente condizionata da un costume tendenzialmente omologante che persuade attraverso il risparmio a scapito però della qualità e dello stile- grazie alla fiera viene annualmente rilanciata con una forte ricaduta in termini di consuetudine e abito mentali, di educazione al gusto e alla visione, di sostegno alla tradizione italiana all’estero e di dialogo del design italiano con quello straniero. Tra gli eventi culturali del Fuorisalone, che anche quest’anno hanno accompagnato la settimana milanese (17-22 aprile) -alla sua 51ma edizione con oltre 2700 espositori e più di 330.000 visitatori-, lo spettacolo Design Dance al Teatro dell’Arte della Triennale di Milano e l’installazione multimediale di Attilio Stocchi Librocielo presso la Biblioteca Ambrosiana.
Quando si parla di design nell’immaginario collettivo si pensa spesso a qualcosa di esteticamente eccellente e praticamente poco funzionale. Di più si è convinti che per poter arredare la propria abitazione con mobili dal design di alto livello occorra un portafoglio magico perché senza fondo. Il Salone del mobile di Milano -che negli oltre duecentomila metri quadri di superficie dedica ampia visibilità non soltanto al mobile ma anche alle cucine e ai bagni- serve anche per sfatare certe opinioni comuni errate, per dimostrare che è possibile arricchire il proprio spazio di bellezza funzionale, vivendo al meglio il proprio luogo di vita, arredando la propria abitazione con stile a un prezzo approcciabile. Un esempio è la cucina Kaos progettata dallo studio di architettura, design e comunicazione visiva di Napoli, MAd.Design. Una cucina riconfigurabile grazie all’anta in metallo che permette di far aderire le cover in plastica magnetica, fabbricabili nei colori o disegni più diversi, e sostituirle o riposizionarle a proprio piacimento. È incredibile pensare di possedere una cucina che cambia look al cambiar dell’umore. E non solo, è anche ergonomica perché le basi sono più profonde della misura standard, perché ha vani e accessori sempre a disposizione e perché i pensili sono sostituiti da un modulo ad ante scorrevoli. Al Salone del mobile di Milano dunque convivono tradizione e innovazione ma sempre nel rispetto della creatività e dell’arte. E soprattutto alla fiera si incoraggiano i giovani progettisti, si promuove il lavoro di équipe frutto di impegno e di studio. Si pensi al SaloneSatellite, nato nel 1998, in cui più di settecento giovani designer (tutti under 35) possono presentare le loro proposte e vincere grossi premi per continuare la ricerca. Ma è anche la vetrina della sostenibilità e di una produzione industriale all’insegna dell’ecologico. Così nascono gli arredi Plinio il Giovane, dalla volontà di realizzare un design che nell’uso del mobile tenga conto anche del prima e del dopo e non soltanto della bellezza funzionale. C’è anche chi raccomanda però di limitare entusiasmo e fervore, invitando a tener sempre alto il livello di consapevolezza e di decodifica con una provocazione niente male. Si tratta della vetrina -visitabile sino al 4 maggio- allestita a Milano in via Molino delle Armi dal negozio di arredi e oggettistica vintage 100FA, in cui si presenta un ambiente vecchio e praticamente collassato dal tempo e dall’incuria arredato con mobili che definire usati sarebbe già un eufemismo. Sostiene lo staff di 100FA che l’allestimento rappresenta il paradosso del design, quando i protagonisti diventano gli arredi invendibili.
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